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Ritrovamenti in bassa sabina

Incredibile scoperta nella Bassa Sabina Laziale: uomini mangiano! Riuniti.
Dai reperti analizzati sembra abbiano persino cucinato con del fuoco il loro cibo.
La scoperta è stata fatta per caso, una domenica, post nevem abrupta cascata in magna campi, macchinae et tecti casorum. In quel periodo frequente era la voglia di riunirsi al caldo, sempre che si riuscisse ad arrivare … nella Bassa Sabina!
Analizziamo i documenti.
Tutto nacque da un bisognino, oh, ragazzi, scappava tantissimo e il bagno più vicino era proprio nella Bassa Sabina, a Passo Corese. Nell’impervio percorso verso il bagno, fu fatta una avvincente scoperta: un camino! E da quella scoperta nacque un’idea: “Mangiamo nella Bassa Sabina, proviamo la case della Mina?” Deduciamo che dalla Mina c’è un camino e la Mina camina!
… beh in realtà non avevo mai provato ad accendere il camino a casa mia (… e ci sto da tre anni e qualche spicciolo), quindi la vera avventura è stata proprio quella di scoprire se il vano producesse e/o accogliesse il fuoco cuciniere.

Camino che camina

Per scoprire se il camino camina, bisogna metterlo in azione con la legna (un premio per l’intelligenza di questa affermazione), per questo negli annali sono descritti viaggi a dorso di mulo per le vie impervie di Bricofer, Leroy Merlin e OBI per portare legna e diavolina. Rinvenuta successivamente in grosse quantità anche dai cinesi!
Giunte in Bassa Sabina schiere di taglialegna appostesi di fronte al camino, queste scoprono che il fuoco pinga e pinga pure troppo.
A questa rivelazione Crispy Bacon ci si trasforma in nonna Abelarda, sedia a dondolo e copertina compresi … e nemmeno troppo lentamente entriamo tutti in una atmosfera da fuoco, i ritmi diventano pacati e tutto è semplicemente più rilassato.
Per sperimentare le cose cucinabili sul nostro modesto fuoco, abbiamo fatto accesso alle sacre scritture: il “Cucchiaio d’Argento” a casa di mamma, che suggeriva di racchiudere nella stagnola verdure di stagione con salsiccia e pancetta. Prodotta una installazione di alluminio, la Palla di Pomodoro, viene introdotta nel fuoco a mezzogiorno e ne esce dopo un paio d’ore: le zucchine sembravano uscite da un hammam, completamente sfatte, sapore ZERO, avendo acquisito in compenso quello dei peperoni, una Zucchina Peperonica sulla mia tavola, deviazione genetica, opportunamente segnalata al World Food Institute in Zurich, che si occupa proprio di questo: capre mangiate dai cavoli, medici salvati quotidianamente dalle mele ecc.

Palla di Pomodoro

Principi e Principesse di quella tavola erano salsicce e costolette di agnello, vitello e lello (dato che il fuoco pingava tanto, non si è capito chi fosse il terzo “lello”) … Devo tornare a Zurich per indagare.
Ormai sazi di tutte quelle cose che mamma mi spedisce con UPS, rimanendo lei tuttora convinta che io risieda in una provincia del Biafra, ci rivolgiamo pimpanti verso il dolce.
Tutto ancora da fare? E allora che ci farebbe un GastroArchitetto in questo gruppo? Oh Gastro, oh Calendar manager, che sai ridurre in una funzione algoritmica autoistallantesi il più incasinato dei piatti, che sia riso, tonnarello o lasagna, tu riduci tutto in una mattonella, squadrata, lati perpendicolari gli uni agli altri, senza dubbi e stondature.
E così, mentre tutti gli scienziati brindavano alla scoperta del fuoco, il Gastro come una formichina preparava le basi del dolce per tutta la famiglia, perché sapeva che prima o poi l’inverno sarebbe arrivato anche in bassa Sabina. La ricetta era quella dello zio pasticcere (ora in pensione) della TAV – new entry fra i fooderie followers. Margarina, farina, uova, zucchero e un po’ di vino e il Gastro lì ad impastare.

Frappe

Come non lodare, santificare e pregare un uomo che si prende questa croce, portata con serietà encomiabile, per salvare l’intera comunità. Ahò ci fosse stato uno che gli ha detto “vuoi passarmi la tua croce?” … impossibile, erano tutti al fuoco come davanti ad un nuovo bambinello. Tutti ad attendere che Gastro risorgesse con le frappe in trionfo, meglio se fritte! E invece la penitenza era ancora lunga …
Dopo aver lasciato riposare l’impasto, serviva modificare la consistenza dell’intruglio in frappa. All’uopo il Gastro giunse attrezzato con la nonna Papera, nome scientifico dell’attrezzo nel quale si infila la pasta e la si ritrova alla fine del giro in sfoglia per lasagne o tagliatelle …
uscita la sfoglia e ridotta in frappa è toccato all’allenatore friggere tutto, sotto lo sguardo severo del capo Gastro: “L’olio è troppo caldo, l’olio è troppo freddo, l’olio è troppo tiepido”.

Pallottole fritte

Queste frappe monitorate dal concepimento all’incubatore, sono arrivate sulla nostra tavola insieme a certe pallottole fritte che corrispondono a tutta la pasta che non potevamo infrappare all’infinito.
Il capitolo “Ritrovamenti in bassa sabina” si conclude menzionando mamma che mi ha spedito da Canosa l’olio di zio Pasquale, i taralli del forno di Nunzia Monterisi, le olive di zia Nina, le olive di zia Lucia, le olive del Sigma, i pomodori secchi di Rosa e la paletta del camino (che secondo me le è scappata) e poi vabbè, dato che non ero sicura che le cose bastassero ho fatto anche una specie di maionese (ma Crispy mi aveva detto che potevo …).

3 responses to “Ritrovamenti in bassa sabina

  1. Nell’articolo non ho citato il trasloco fatto da casa di DabliuC (o anche http://www.Crispy.com), con tutti i moduli di back up per le seguenti eventualità: nuclear disaster, incendio, tsunami, alluvione. Per l’occasione questi signori hanno portato con sè una uokkabbell, un barbecue monument, un manuale per la installatio specchiorum, un trapano (e onestamente non immagino nemmeno quanto altro). Crispy e WWW: due esseri umani in macchina e diciotto buste al seguito. Questo era il capitolo degli “Eroi in bassa sabina”

  2. Behh visto che il camino tira alla grande…è il caso di programmare una nuova avvincente braciolata. Ovviamente per i dolci TBD!

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